Il sorriso di Chiara

Chiara è speciale. Nel corso dei suoi poco meno che diciannove anni, non è stata notata per eventi prodigiosi o strabilianti carismi com’è avvenuto, per esempio, nel caso di Anna Emmerick; non ha preso i voti, non ha avuto nel suo corpo i segni visibili della passione di Cristo, come San Francesco o Padre Pio o la stessa Emmerick e, per quanto ci è dato di sapere, non pare abbia avuto nella sua vita le visioni di una Santa Teresa d’Avila, di una Santa Brigida o di una Santa Faustina Kowalska. Nemmeno le sono state rivelate, dall’aldilà, particolari forme di devozione da diffondere tra i credenti o altre forme di rivelazione privata e non ha vissuto nello stato di indigenza di una Bernadette. Eppure, Chiara, spoglia di tutto questo, non è meno speciale di chi l’ha preceduta, perché è stata ‘luce’ per chiunque l’abbia conosciuta e perché non ha gettato al vento nulla di ciò che Dio le aveva donato; perché chi è capace di avvicinare a Dio è veramente speciale e lei lo ha fatto – e continua a farlo – nel suo modo, semplice e puro: con l’esempio della sua vita e con il suo radioso sorriso. E’ proprio speciale chi è capace di rendere desiderabile la santità, ed è anche capace, con il suo solo ‘essere’, di ‘chiamare’, predicare e consolare. E’ speciale, infine, chi percorre una via che si manifesta agli altri come dono tra i più cari e preziosi perché capace di rendere meno terrificanti le più grandi delle paure.

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